L’equinozio d’autunno è uno dei momenti di passaggio dell’anno: archi di tempo fra una stagione e l’altra, periodi sospesi, in cui i bioritmi vitali cambiano per adattarsi alla nuova fase stagionale. Per questo vengono spesso vissuti come periodi di confusione e malessere psicofisico: anche dal punto di vista meteorologico ci sono turbolenze, tempeste e repentini cambi climatici.
Per il nostro benessere è essenziale imparare ad ascoltarci e ad armonizzarci a questi cambiamenti, per capire cosa sta succedendo anche dentro di noi e cercare di trarre nutrimento e forza da questi passaggi; così saremo consapevoli del tipo di energia verso cui ci stiamo dirigendo, invece di subirla passivamente.
Anche l’Equinozio d’Autunno, come tutte le altre tappe della Ruota dell’anno, del grande ciclo delle stagioni, si presta a una lettura simbolica che riflette il ciclo naturale della nostra vita interiore: immagazzinando e trasformando i prodotti della terra segniamo la fine di un ciclo che era iniziato lo scorso autunno, e che si riferisce anche alla nostra esperienza umana. Se l’Equinozio di primavera anticipava la fase espansiva dell’anno, ora andiamo verso la metà calante, e l’energia è di tipo opposto: rivolta verso l’interiorità, la riflessione, il ringraziamento e il riposo.
Un nuovo inizio?
Per molti settembre rappresenta un nuovo inizio, ma l’ideale sarebbe rientrare nelle attività quotidiane con un clima sereno, concedendoci magari qualche giorno di relax per allinearci alle energie della Terra. Se non possiamo andare in ferie adesso, possiamo però dedicarci al rilassamento e alla respirazione, fare passeggiate distensive e rivolgere un saluto alla natura che va verso il riposo invernale. Il modo migliore per entrare in sintonia con queste energie naturali è stare il più possibile a contatto con la natura che ci circonda: cerchiamo di ritagliarci del tempo per fare passeggiate e osservare le trasformazioni in atto nelle piante, sulla terra e nel cielo.
Questo è il momento del bilancio e dell’ascolto, anche della nostra voce interiore; è anche il momento dei bilanci, in cui possiamo fermarci a riflettere sull’anno trascorso, ringraziare per tutto ciò che ci è capitato e scegliere cosa tenere e portare avanti e cosa invece lasciar andare, con serenità e gratitudine, così come nelle campagne si scelgono quali frutti o semi consumare subito e quali seminare per il raccolto dell’anno venturo. Così potremo entrare nella fase buia dell’anno con la consapevolezza che la luce è interiore, e che la notte è sempre il preludio a una nuova alba.
Possiamo predisporci a sentire questo periodo dell’anno riflettendo sul concetto di equilibrio: dal latino aequus, “uguale” e libra, “bilancia” (che, non a caso, è il segno in cui entra il sole proprio all’equinozio autunnale), questo periodo è uno dei due momenti in cui le forze si pareggiano, prima di scivolare nettamente e inesorabilmente verso il buio. Allora potremo decorare il nostro spazio sacro con dei simboli di questo equilibrio: una piccola bilancia, un disegno del Tao, oppure coppie di elementi che rappresentano le due polarità (giorno/notte, luce/buio, yin/yang, anche femminile/maschile) ma tenendo sempre a mente che, in natura, in ciascuno dei poli è sempre presente anche solo un frammento di quello opposto, a rappresentare un concetto di unione e non, come troppo spesso accade, di divisione.
Il Vaglio
Alla voce “vaglio”, la Treccani dice: “apparecchio che serve a separare elementi di diverse dimensioni […] sinonimo di crivello e anche di staccio, o setaccio”.
Si passa al setaccio la farina per separarla dalle impurità, dalle schegge di chicchi non macinati, dai frammenti di tegumento; si separa il buono dal cattivo, ciò che dà nutrimento da quello che invece non si può mangiare.
In questo periodo dell’anno, in cui siamo invitati a passare al vaglio le nostre vite, per dividere le cose che vogliamo portare avanti da quelle che invece è giusto lasciar andare, possiamo rivolgerci al classico setaccio da cucina come a uno strumento simbolico e rituale.
Gli antichi setacci erano fatti di giunchi intrecciati, lacci di cuoio oppure di vimini – i rami flessibili del Salix Viminalis. Pensa che, secondo alcune ipotesi, l’etimologia della parola inglese witch , “strega”, è la stessa di wicker, ovvero “di vimini”. Il setaccio è un antico strumento magico: secondo una leggenda scozzese, le streghe si recavano al Sabba a bordo di setacci volanti, mentre qui in Italia i setacci si usavano come strumenti di divinazione, o per richiamare la pioggia.
A me piace così tanto il suono dei cereali che ruotano e scivolano dentro al mio setaccio… ne esce una musica cadenzata e ripetitiva, capace di portarmi in un’altra dimensione. Si tratta dello stesso effetto provocato dal suono del tamburo, e di tutti gli strumenti rituali usati nelle pratiche sciamaniche.
Mi piace pensare che le nostre antenate, nelle loro cucine, avessero trovato il loro strumento magico, che non era un tamburo ma un semplice setaccio, con cui fare musica, passare la farina, lasciar andare il superfluo e tenere il buono della vita.