Mi piace raccontare la naturopatia, descriverne i principi a chi si avvicina, è incuriosito ma ancora non la conosce bene. Mi piace spiegare in cosa consiste il mio lavoro, e perché ritengo questo approccio il più completo per chi è alla ricerca del proprio benessere ed equilibrio.
Quando mi chiedono di descrivere la naturopatia, spesso uso una metafora – non è mia, si trova in un antico testo sanscrito, la Bhagavad Gita, e successivamente è stata ripresa dal filosofo armeno Georges Ivanovic Gurdjeff. È un’allegoria che paragona l’essere umano a una carrozza. Trovo che sia una figura molto calzante che spiega efficacemente come, in ciascuno di noi, i vari livelli si compenetrino fra loro creando un tutto unico, il senso della cui esistenza è dato proprio dalla sinergia di tutte le parti.
Secondo questa allegoria l’essere umano è come un carro. Il nostro corpo non è altro che la struttura fisica del carro: il pianale, le ruote, la serpa, i sedili, tutte le sue parti meccaniche. È quello che consente materialmente lo spostamento nello spazio: l’azione fisica, concreta, che possiamo compiere nel mondo e sulla realtà che ci circonda è rappresentata dal movimento del carro, che ci trasporta, ci muove. Ci permette di “andare”.
Per muoversi, il carro è trainato dai cavalli, che sono le nostre emozioni. Emozioni: dal latino emovere, “muovere verso l’esterno”, “portare fuori”, “mettere in movimento”. Le emozioni sono la nostra forza motrice: quello che ci appassiona, che ci fa battere il cuore è ciò che ogni giorno ci dà la spinta per vivere.
Ma senza qualcuno che li governa, i cavalli possono imbizzarrirsi e perdere il controllo, portando il carro fuori strada, con il rischio di danneggiarlo. Oppure, se ciascun cavallo tira in una direzione diversa, il carro finirà per restare fermo. Per questo è importante che a tenere le redini ci sia un cocchiere esperto, che, uscendo dalla metafora, è la nostra mente, la nostra parte razionale. Il suo scopo è quello di lasciar correre le emozioni veloci come il vento, ma mantenendone il controllo e guidandole lungo il percorso più conveniente, il più sicuro.
Quando racconto questa storia, in genere a questo punto chi mi ascolta sta annuendo e sorride pensando che sì, è chiaro: abbiamo le tre parti – fisica, mentale ed emozionale – e il mio lavoro consiste nel farle interagire nel migliore dei modi. Spesso però ci si dimentica l’aspetto più importante di quella carrozza: il passeggero.
Tutto quello che abbiamo visto finora è funzionale al trasporto del passeggero, che fuori dalla metafora è la nostra Anima. È lei che decide dove vuole andare (o almeno, dovrebbe): il cocchiere è colui che sceglie la strada migliore, ma non dovrebbe spettare a lui la scelta della meta.
Il vero benessere, la vera salute in senso olistico – che tiene conto, cioè, dell’unione armonica di tutte le parti – si ottiene quando portiamo la nostra anima dove vuole andare, mettendo la mente, il corpo e le emozioni al suo servizio. Se l’anima vuole andare a Roma, ma il carro la trasporta a Milano, non possiamo certo aspettarci che resti seduta tranquilla a farsi condurre dove non vuole, in un posto in cui non ha nulla da fare mentre appuntamenti importantissimi la aspettano altrove!
Se la direzione è sbagliata, aspettiamoci che il passeggero si faccia sentire. Lo farà protestando con il cocchiere: questo significa che ci saranno dubbi, rimuginio e stanchezza mentale, mancanza di concentrazione, difficoltà di apprendimento, affaticamento e stress. Lo farà cercando di fermare i cavalli, di farli girare, tornare indietro: avremo così tutte le manifestazioni emotive incontrollate, in eccesso o in difetto, dall’ansia alla malinconia, alla depressione. Lo farà addirittura agendo sul veicolo stesso, cercando di bloccare le ruote: in questo modo nel corpo fisico si manifesta la malattia. Alla fine, nella peggiore delle ipotesi, il passeggero scontento salterà giù dal carro: questa è la morte. Per l’anima, in alcuni casi, è l’unico modo per trovare un nuovo mezzo di trasporto che la conduca proprio dove lei ha deciso di andare.
Il mio lavoro quindi consiste davvero nell’armonizzare le parti, ma le parti da ascoltare sono quattro, non tre; e il passeggero parla sottovoce, ma quello che ha da dire è di estrema importanza.
Con l’approccio naturopatico mi premuro che tutto sia pronto per il viaggio: mi occupo della revisione del carro, controllo che sia solido e robusto, che i cavalli siano sani, riposati e ben nutriti e che il guidatore sia in forma e conosca bene tutte le strade. Poi mi avvicino piano, scosto la tenda e osservo chi si siede all’interno. Chiedo permesso e ascolto.
Il mio lavoro è questo: faccio in modo che il tuo passeggero possa raggiungere la sua meta, con il mezzo migliore e più rapido a sua disposizione, e per la via più breve – o la più bella, questo è da decidere insieme a te. E a lui, naturalmente.
Se vuoi verificare di essere sulla buona strada e che il tuo mezzo di trasporto sia adeguato per il viaggio, contattami per prenotare la tua consulenza, oppure iscriviti alla mia newsletter, dove riceverai ogni mese strumenti e ispirazioni per la corretta manutenzione di carro, cavalli, guidatore… e passeggero.